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domenica 3 novembre 2013

Il Drago Verde Crestato

Una ricetta per veri uomini impavidi.
Per la preparazione di questo piatto bisogna indossare:

  1. Cotta di maglia
  2. Elmo
  3. Scudo di quercia fatata
  4. Quattro.
  5. Spada magica a due mani
  6. Palle girate con sette diversi tipi di fumo
Per quanto riguarda gli ingredienti:
  1. Peperoni verdi
  2. Farina di mais
  3. Formaggio Maasdam
  4. Quattro
  5. Cipolla
  6. Pomodori
Prendete i peperoni, tagliateli e togliete le interiora (semini ecc.). O anche no.
Preparate un soffritto di cipolla con qualche pomodorino.

Immagine a titolo di esempio: vi consiglio di abbondare con la cipolla

Quando vi pare, magari prima che il soffritto si carbonizzi, gettatevi i peperoni tagliati a pezzetti.

Peperoni tagliati a pezzetti, la materia da cui sorgerà il drago

Coprite con un po' di acqua, aggiungete sale, dado, aglio, qualsiasi cosa possa insaporire. Fate bollire bene bene.
Nel frattempo preparate una polenta. Se non sapete come si fa, consultate questo post (se veramente avete bisogno di consultare i miei post per cucinare, siete alla frutta, no davvero).
Bene. Prendete i peperoni a pezzi che avete appena cotto in padella e frullateli col miniprimer. Attenti: mantenete un po' di acqua, cioè non fatela prosciugare dalla padella mentre cuocete i peperoni, altrimenti quando frullate vi uscirà una poltiglia secca.
Una volta frullati i peperoni e pronta la polenta, versate polenta e padella in un piatto. Tagliate fette di Maasdam belle lunghe e spesse e inseritele nella pappetta per formare la cresta, ed ecco: è nato il Drago Verde Crestato.

Il Drago dall'alto

Il ruggito del Drago

In teoria i peperoni conviene cuocerli al forno tutti interi e poi spellarli. Questo se siete delle mezze calzette. Ma un vero guerriero si nutre della dura pelle del drago e non fa storie, quindi via, peperoni con la buccia e idromele per tutti!

mercoledì 16 ottobre 2013

La fagiolata

La fagiolata è il piatto più buono del mondo, nonché l'emblema del Trangugio. Contiene tutto ciò che serve per sopravvivere. O forse no. Le patate per esempio sono un alimento completissimo. Quindi forse sono migliori dei fagioli. Però anche i fagioli non scherzano.
La cosa buona dei fagioli è che essendo dei legumi fanno molto bene, contengono ferro, sono molto economici e, per la felicità dei tipi impegnati come noi, li vendono già cotti in pratici barattoli di latta post-apocalisse nucleare.
Quindi, alla lista di alimenti da sopravvivenza possiamo aggiungere i fagioli (nei prossimi post incontreremo gli altri, come le patate).
Nei primi tempi di università mi limitavo a versare i fagioli in padella e a riscaldarli per 3-4 minuti. Poi le cose sono cambiate e ho imparato a fare quella che credo sia una fagiolata, arricchita ogni volta con qualche ingrediente in più.

Ingredienti:
  • Un barattolo in scatola di fagioli (borlotti, cannellini, bianchi di spagna, neri alla messicana, so' tutti buoni)
  • Aglio, onnipresente in virtù delle sue qualità taumaturgiche.
  • Sale
  • Dado in polvere
  • Acqua
  • Olio EVO
  • [opzionale] Salsa di pomodoro
  • [opzionale] Macinato qualsiasi, un etto può andare bene
  • [opzionale] Olio piccante, di quelli fatti in casa e conservati nei vasetti, o almeno io uso quello, immagino che possa andare bene anche del peperoncino tritato.
Ecco come prepararla in tre step.

Step 1

Versate i fagioli in una padella. O anche in una pentola. Quindi copriteli con acqua tenendo a mente che quell'acqua dovrà essere assorbita ed evaporare - quindi abbondate. A questa miscela aggiungete dell'aglio (potete tritarlo o usare dell'aglio in polvere), un pizzico di sale, un po' di dado in polvere per avere quel bel retrogusto di glutammato, e se uno vuole può anche mettere spezie varie, tanto non ti arrestano mica.

Per un gusto più ricco, scegliete padelle dal teflon ben sgrattato!

Step 2

Fate bollire il tutto e amalgamate che sennò si attacca. Io importuno i fagioli, li schiaccio col cucchiaio di legno sperando di farli ingrossare di acqua e indurre la metamorfosi in crema (in realtà non diventa una vera e propria crema, ma per gustare il piatto come bevanda energetica per la colazione, si può sempre mettere il tutto in un frullatore). Quando lo ritenete opportuno, cioè quando l'acqua ormai è diminuita, avete due scelte: a) se vi basta così, potete spegnere la fiamma, il piatto è pronto e potete mangiarlo condendolo con un po' di olio, al massimo potete decidere se tenerlo più liquido o più denso, e quindi decidere se tenerlo di più o di meno sulla fiamma; b) se volete arricchirlo ulteriormente, aggiungete un po' di salsa e continuate la cottura; in aggiunta alla salsa si può versare del macinato, cuocendo così entrambe le cose per imitare qualcosa di messicano, soprattutto con l'aggiunta di un po' di olio piccante.
È pronto, si mangia.

Per motivi legali, non ho potuto mostrare scene di molestie verso i fagioli

Step 3

In alternativa alla versione "cremosa", potete optare per una via di mezzo (un po' meno crema e un po' più fagiolo) che può essere utile da mangiare con la pasta, sempre con un po' di olio a crudo per tenere meglio incollato il tutto e farlo scivolare facilmente nell'esofago.


Suggerimento: il modo migliore per gustare la fagiolata è in forma cremosa, insieme a una Piadina della Disperazione.

mercoledì 2 ottobre 2013

La polenta aromatizzata ebbasta

Purtroppo ho scoperto che esistono già ricette di polenta aromatizzata. Ma coi funghi! Questa qui è solo una polenta aromatizzata ebbasta.
Da buon terrone non ho la più pallida idea di come si prepari in maniera tipica, quindi probabilmente eventuali settentrionali sbatteranno cadreghe a destra e a manca per la rabbia, nel leggere questa "ricetta".
Sticazzi.
Ingredienti: acqua, sale, aglio, dado in polvere, spezie (origano), burro, farina di mais, formaggio grattuggiato [opzionale]. La farina di mais è come la farina classica, ma di mais. Chi l'avrebbe mai detto? Colore paglierino. Non è roba bizzarra, si trova ovunque, costa poco, e ti dura anni visto che con l'acqua si gonfia tutto d'un tratto e ne va messa poca sennò è un casino. Attenzione a non farla durare troppi anni, altrimenti fa i vermi. True story. Poi vi racconterò.

Foto di gruppo degli ingredienti (tranne la farina di mais, assente perché stava scattando la foto)

Ricordo che la ricetta è per n°1 persone, perché noi siamo lupi solitari.
Versate l'acqua in un pentolino (mezzo litro?). Metteteci le spezie: io scelgo l'origano, ma in futuro proverò con un blend di altre erbe. Tagliuzzate mezzo aglio fino a tritarlo finissimo, al punto non da polverizzarlo ma di vaporizzarlo. Quindi lo buttate nel calderone pentolino. Prendete del sale e mettetecelo dentro. Poi anche un po' di dado in polvere, un pizzichino, o anche un trancetto di dado classico, come vi pare.
Staccate una noce di burro e buttate anche quella nell'acqua.
Date fuoco al pentolino.
Preparate un bicchiere e riempitelo per metà di farina di mais, o poco più.
Quando l'acqua comincia a bollire, con una mano versate pian piano ma con ritmo la farina di mais mentre con l'altra mano, forchetta in pugno, girate il tutto velocemente con virile vigore.
In pochi secondi l'agglomerato dall'aspetto liqueforme diverrà una specie di pouré e la forchetta incontrerà una resistenza maggiore che metterà alla prova la vostra forza (ma anche no).

Una visione suggestiva della polenta arrivata subito a cottura, con al centro un simpatico e misterioso orifizio generato forse da una bolla

La polenta è pronta. Potete spegnere la fiamma prima, per averla più liquida, o dopo, per averla più compatta e rischiare di bruciarla.
A questo punto so che i settentrionali la mangiano in diversi modi, per esempio la lasciano raffreddare per poi friggerla, oppure con particolari sughi ecc.
Io la mangio così com'è e mi piace.
Ovviamente preferisco accompagnarla col pane, un po' di formaggio maasdam, magari qualche spruzzata di maionese. Non so se è un primo o un secondo. Qui siamo anarchici, non crediamo nella gerarchia di potere né in alcun potere, quindi mangiamo i secondi come fossero primi e i primi come fossero secondi. E io mangio la polenta come mi pare.


Sembra spartano, ma in realtà lo è.

Riveliamo l'arcano:


Nella ricetta della Piadina della Disperazione suggerivo di non usare farina di mais al posto della farina classica 00. Ecco perché: la farina di grano classica, insieme all'acqua, crea una poltiglia appiccicosa che si può modellare e cuocere e farne il mondo; la farina di mais, invece, crea solo qualcosa come fiocchi di polenta che non si agglomerano come la farina normale, quindi praticamente non ci si può fare nulla, a meno che non la si mischi con la farina 00 o immagino con altre farine.
Io una volta, ingenuamente, ho provato, e mi son trovato con una coppa piena di pseudo polenta fredda invece che col blob da modellare. Purtroppo è andato tutto buttato, non fate il mio stesso errore.

lunedì 16 settembre 2013

La pasta col tonno diStrutto

La pasta col tonno è la ricetta base dello studente universitario medio.
Non a causa del giusto equilibrio tra carboidrati e proteine, né per la rapidità della sua preparazione, ma sostanzialmente perché persino un idiota sa prepararla.
Questa è una variazione che ho inventato proprio oggi.
Il procedimento è riassumibile in questa operazione matematica:

Ecco gli ingredienti:
  • Una scatola di tonno
  • # grammi di pasta di qualsiasi tipo
  • Acqua bollente con un po' di sale dentro
  • STRUTTO
Mettete a bollire l'acqua. Io il sale ce lo metto fin da subito così non mi dimentico.
Mentre aspettate prendete una manciata di strutto e mettetelo nel piatto. Una nocetta, o quanto vi pare. Tanto comunque non ha alcun sapore. Oggi non avevo il burro, di solito uso quello. Prometto che andrò a comprarlo.
Mentre aspettate (a noi non ci piace sprecare tempo), aprite la scatoletta di tonno e con la forchetta punzecchiatelo e distruggetelo fino a ridurlo a un omogeneizzato. Tipicamente il tonno appare come un ittiopside della famiglia degli scombridi, nuota ed è tutto d'un pezzo. Quindi va macerato ben bene nella scatoletta, così quando poi lo verseremo, si attaccherà alla pasta in maniera più o meno uniforme.
Quando l'acqua fa le bolle buttate la pasta.
Aspettate che sia pronta - universalmente bastano 10 minuti, è una legge fisica, universale.
Dopodiché, mi raccomando, scolate la pasta, e tutta bella bollente la buttate nel piatto in cui avevate già adagiato il pezzo di strutto. Questi si squaglierà. Aggiungete il tonno macerato e girate il tutto.
Ora potete mangiarla.

(Ho dimenticato di fare la foto prima di mangiare il pasto, ma non volevo comunque rinunciarvi.)

sabato 31 agosto 2013

Piadina della disperazione

Questa non è chissà quale pietanza.
Nel senso che è normale, quasi alta cucina per i nostri standard, quindi la ricetta la si trova ovunque.
Ma!
Dipende da come la si fa.
Nella filosofia del Trangugio, è un bell'apporto di carboidrati che ti piomba nello stomaco e ti svolta la serata (ideale per cena). Costa pochissimo, l'unico ingrediente, a parte l'acqua, è la farina, e richiede al massimo mezzora di preparazione. Se si ha proprio fame fame, si può mangiare la farina a manciate, così, buttate dritte in bocca. Se sopravvivi, sei anche sazio.
Quella che segue è la versione "vera", nuda e cruda - soprattutto cruda - della Piadina della Disperazione.

Ingredienti (non c'è bisogno di prendere appunti):
- Farina di grano (quanta ve ne pare, purché non sia di mais - poi vi racconto)
- Acqua di rubinetto, random
- Sale, fate voi
- Aglio, non fa mai male

Ecco come si fa.
Si prende la farina e la si butta in un coppone bello grosso. La quantità dipende da quanta fame avete. Il coppone può essere quello Tupperware per l'insalata, o un pitale, o un grosso mortaio (non quello balistico), o un secchio. Un contenitore, insomma.
Poi ci versi sopra l'acqua con dentro il sale. O il sale ce lo metti nell'impasto. Come ti pare. Ci vai piano, con l'acqua, una mano la tieni pulita per versare l'acqua, appunto, e con l'altra impasti.
Quando vedi che il blob molliccio comincia ad asciugarsi un po' man mano che lo rotoli nella farina (se non si appiccica all'impasto si raccoglie nell'insalatiera), puoi farti un'idea. Se è una pallina di 100g che sicuramente non ti sazierà allora aggiungi altra farina e altra acqua e ingigantisci il blob.
E l'aglio?
L'aglio, se ti va, puoi tritarlo fine fine fine e inserirlo nell'impasto. Oppure lo lasci per dopo, per strusciarlo suadentemente sulla piadina pronta, sussurrando parole .
Quindi, abbiamo questa palla di farina/acqua/sale, non resta che stenderla.
Un buon modo per appiattirla è stendercisi sopra. Con tutto il corpo, sul tavolo. O prenderla a pugni e poi a schiaffi insultandola con parole pesanti. Per ultimo si può prendere una lattina di birra o una bottiglia di trequarti e rotolarcela sopra (prima la si beve) finché l'impasto non diventa un tappetino.
Una volta fatto ciò, si sbatte questo tappetino di pasta su una padella bella larga, a fiamma vivace.
Quando vi pare potete toglierla dalla fiamma e mangiarla.

Consiglio: per una cena coi controcazzi controfiocchi, modellando la forma della piadina se ne può ottenere una adatta a contenere dell'altro cibo (per esempio, carne, formaggio a pezzi, o cipolla, o tutto insieme). La forma circolare permette di formare il tipico taco. In alternativa, la piadina tonda, cucinata in una classica padella col bordo alto, così da sollevare la circonferenza, può diventare un pratico piatto in cui versare altro cibo, per poi essere mangiato a sua volta.

E ora magnàte.

martedì 27 agosto 2013

Mortali polpette fritte di pane vecchio all'aglio

Nella prima ricetta non può mancare l'aglio.
In realtà l'aglio non deve mancare MAI.

Le polpette (della morte) a base di pane (vecchio) sono un espediente utile per non buttare il pane indurito (che è sacro in quanto partner preferito dell'aglio).
Avevo questa baguette comprata alla Conad (prezzo totale: circa 0,90€), sui 300g. Ne ho usata metà per accompagnare una vellutata, poi l'ho abbandonata sul tavolo convinto che l'avrei mangiata la sera.
Ma quella sera non l'ho più mangiata.
E neanche la sera successiva.
Dopo tre o quattro giorni quella mezza baguette andava denunciata come arma contundente.

A questo punto ho googlato "come riciclare il pane vecchio".
Sì, lo so che si può grattugiare, Google, dimmi qualcosa che non so. Così ho scovato la ricetta delle polpette di pane.
Ecco il (mio) procedimento.
  • Prendere il pane vecchio (in questo caso, la mezza baguette), porlo delicatamente in un recipiente, e distruggerlo senza pietà, in qualche maniera.
  • Dopo aver fatto a pezzi il tozzo di pane, ammorbidirlo versandoci sopra acqua e latte, che si raccoglieranno nel recipiente in cui lo si è precedentemente posto. Dato che lo scopo è disintegrare e ammorbidire il pane, si può strappare via man mano la parte molle per far penetrare i liquidi negli anfratti ancora duri, fino a un rammollimento totale del pane.
Nota: per l'operazione suddetta è necessario usare le mani, che inevitabilmente si inzupperanno insieme al pane e a tutto il resto. Il sapore dipenderà da quanto le vostre mani saranno pulite (più sporche sono e più aromi avranno le polpette).
Altra nota: su Internet le varie ricette riportavano latte e acqua per ammorbidire il pane, ma alla fine entrambi rimangono nella bacinella, in eccesso (il pane andrà strizzato, leggasi il punto successivo), quindi vi do un consiglio: non sprecate il latte, usate acqua di rubinetto (bella calcarea e rugginosa come quella del mio palazzo, se possibile) e basta.
  • Quando il pane è tutto bello morbido, una poltiglia informe, gettare via acqua e latte in eccesso dal recipiente, strizzare il blob ottenuto e metterlo all'asciutto. Io ho creato più manciate da strizzare perché l'intero impasto mi usciva dalle mani.
L'intero procedimento non dovrebbe richiedere più di dieci minuti, e se ci mettete di più evidentemente siete lenti e non avete una fame da selvaggi.

  • Prendete del pangrattato (potete anche ricavarlo in parte dal pane vecchio, se ne avete abbastanza), poi prendete del sacro aglio e tagliatelo fino a polverizzarlo.
    Nelle ricette classiche ci vorrebbe anche il formaggio grattugiato, ma io non lo avevo: l'aglio era dalla mia parte e non potevo sbagliare.
  • Uniamo all'impasto informe di pane molliccio il pangrattato e l'aglio finemente tritato, e mescoliamo affinché l'aroma aglioso si diffonda in maniera omogenea in tutto il blob. L'amante delle spezie può gettarci dentro prezzemolo o altro.
  • A questo punto, dall'impasto possiamo staccare n parti da appallottolare o anche no, fate come vi pare: queste sono le polpette.
  • Mettere a scaldare dell'olio. Io avevo olio d'oliva, invece che olio di semi di girasole. Sempre olio è, non siamo qui a pettinare le bambole. Quando arriva a temperatura, cioè quando comincia a sfrigolare o a fumare (si può sacrificare una polpetta di prova per controllare), calare le polpette e friggerle.

    Il risultato è quello della foto. Possiamo salare le polpette, volendo, ma ricordiamoci che il sale fa male, e a noi non serve. Noi abbiamo l'aglio dalla nostra parte.
    Il tempo di preparazione totale dovrebbe essere di 30 minuti al massimo.
    Il costo totale è la somma del costo del pane (nel mio caso, 0,45€) + 1 spicchio d'aglio o più (non ha prezzo, è un dono del cielo) + 500cl di olio (sto abbondando: per una sola persona basta trovare una padellina profonda e stretta e 300-400 cl dovrebbero essere più che sufficienti, e ovviamente avanzerebbero) circa 0,80€.
    Buon appetito e buona fortuna.
    Ne avrete bisogno.

Manuale d'istruzioni al blog

Questo blog non ha alcuna utilità. E se dovesse risultare utile a qualcuno, è puramente un errore o un caso fortuito.
Nessuno ha chiesto che venisse aperto, e nessuno ha chiesto che qualcuno lo leggesse.
Le ricette, i piatti presentati e tutte le affermazioni che figureranno possono risultare tossiche, nocive, disturbanti, portare alla follia o alla dissenteria, o a entrambe contemporaneamente.
Provare a cucinare tali ricette o dare retta alle affermazioni del presente blog è vivamente sconsigliato. L'autore si dissocia da qualsiasi conseguenza. Cioè insomma io vi avvisato, ecco.

I pasti che presenterò sono il frutto delle seguenti esigenze essenziali, in ordine di priorità:

  1. Riempire lo stomaco fino a spegnere la fame.
  2. Impiegare il meno tempo possibile nel cucinare.
  3. Avere il giusto apporto nutrizionale necessario per la sopravvivenza.
  4. Spendere poco o nulla.
  5. Ottenere un buon sapore, se ci scappa.
La frequenza dei post sarà totalmente random.
In caso di inverno nucleare, apocalisse zombie, invasione aliena o altri eventi ugualmente plausibili, le ricette qui riportate potrebbero risultare cruciali per salvarvi la vita. O al contrario, potrebbero porre fine a un'esistenza altrimenti intollerabile.
In ogni caso, fino a prova contraria l'utilità di questo blog rimane dubbia.
 
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